Lello Gurrado – Quattro bravi ragazzi



Lello Gurrado
Lello Gurrado
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Nessuno aveva notato quella “figura che si stava allontanando a passo svelto dal marciapiede dopo aver dato a Luca quell’improvvisa, violentissima manata sulla schiena”. Così quando il cadavere di Luca Biondi viene rinvenuto lungo i binari dopo essere stato travolto dal treno, nessuno pensa ad un omicidio. Tutti si interrogano sul perchè il ragazzo, diciassettenne, studente del liceo Enrico Fermi, si sia voluto togliere la vita, compiendo un gesto così eclatante. Varie ipotesi vengono avanzate sulla causa dell’incidente. “La prima fu quella del suicidio, ma rimase in piedi pochissimo […] Si pensò quindi ad un selfie finito male, ma anche quell’idea venne presto scartata […] Luca Biondi non aveva mai osato sfidare l’amico treno. Di questo erano tutti convinti. E allora cosa era successo? Un’imprudenza, un malore, un calcolo errato? Forse Luca era semplicemente scivolato?”.
Solo quando un passante rinvenirà il corpo senza vita di Marco Gentili, le cose cambieranno. “Lo trovarono su una panchina dei giardinetti intitolati a Giuseppe Garibaldi. Aveva gli occhi sbarrati, la bocca aperta, le lunghe gambe tese e divaricate. E sulla coscia destra, infilzata come una bandiera in cima a una montagna, una siringa”. Diciassette anni anche lui, “uno dei tre ragazzi che, al cimitero, avevano reso omaggio al compagno di classe standogli vicino fino all’ultimo istante”. Marco era morto per overdose, ma quella siringa sulla gamba non c’entrava niente. È da qui che gli inquirenti si convincono sempre di più che dietro a queste due morti ci sia un’unica mano, la mano di un killer che ha un obiettivo ben preciso. Sì, ma quale? “Il caso viene affidato a Michele Amoruso, un commissario di origini pugliesi, molto stimato per il suo intuito, la sua grinta e soprattutto la sua tenacia. Michele Amoruso non mollava mai. Per questo era conosciuto come il Cerbero”. Un soprannome che ricorda il cane a tre teste che Dante incontra nel sesto canto della Divina Commedia in cui sono puniti i golosi. Il commissario Amoruso non perde tempo, scava fra i banchi del liceo Enrico Fermi, interroga il preside, legge le occhiate che gli vengono rivolte nei corridoi, deciso a scoprire chi voleva morti i ragazzi, uniti da una profonda amicizia, e se ora, l’omicida abbia altri nel proprio mirino. Erano due bravi ragazzi, questo seguitano a ripetere, nessun nemico, due studenti solari, pieni di vita. Eppure il biglietto anonimo che il poliziotto trova sul parabrezza della propria auto dice tutt’altro: “Non erano due bravi ragazzi”. Quindi? Che cosa è accaduto all’interno di quella scuola? Chi erano veramente Luca e Marco? Tuttavia, oltre al nome di Cerbero, il commissario Amoruso ha un’altra dote: “il naso era, incredibilmente, la sua arma segreta. Per uno strano fenomeno, assolutamente inspiegabile da qualsiasi punto di vista lo si affrontasse, emotivo, psicologico o scientifico che fosse, quando il cerbero riteneva di essere vicino alla soluzione di un caso, sentiva un insistente prurito al naso. Quello era il segnale. Si grattava e portava l’ultimo assalto a testa bassa”. Scoprirà che in quella scuola il bullismo non è un fenomeno di cui si parla solo in tv, corre sul web come fra i corridoi del liceo e che dietro di sè si trascina alcune morti atroci. Anche se i ragazzi sembrano trincerarsi dietro a un apparente terrore, imbarazzo e senza dubbio, tanti sensi di colpa, il naso del Cerbero pruderà a più riprese, durante le indagini, che vedranno sommarsi alla morte di Luca Biondi e Marco Gentili, anche quella di Ivan Brioschi. Una scrittura “semplice” e incisiva, Lello Gurrado, descrive rimorsi della coscienza, il sentimento di vendetta che si impossessa anche di chi si dimostra docile e riservato, un paesaggio studentesco in cui il bullismo finisce per corrompere chiunque, non solo chi commette l’atto brutale, ma anche chi lo circonda e non parla; bullismo non si esaurisce la prima volta che uno ci prova ma travolge i ragazzi spingendoli in un tunnel senza uscita. Il commissario Amoruso apparentemente non saprà che pesci pigliare, si troverà a seguire piste sbagliate, ma finirà per seguire le sue intuizioni, che poche volte falliscono, e si ritroverà a bussare direttamente alla porta di chi non avrebbe mai voluto sospettare, ma che ha scordato di chiedere aiuto prima che fosse troppo tardi.

Paola Zoppi

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