Aspettando di declinare la paura in tutte le sue forme nell’evento di Bologna Paura sotto la pelle del 1/2 Dicembre, ecco un articolo di Rinaldo Censi che ci parla del maestro della suspense :Alfred Hitchcock
Abbiamo dimenticato perché Joan Fontaine si sporga sul ciglio della scogliera, e cosa andasse a fare Joel McCrea in Olanda; abbiamo dimenticato su cosa Montgomery Clift mantenga eterno silenzio, e perché Janet Leight si fermi al Bates Motel, e perché Teresa Wright sia ancora innamorata di zio Charlie; abbiamo dimenticato di cosa Henry Fonda non sia del tutto colpevole, e esattamente perché il governo americano ingaggi Ingrid Bergman – ma ci ricordiamo di una borsetta, ci ricordiamo di un camion nel deserto; ci ricordiamo di un bicchiere di latte, delle pale di un mulino, di una spazzola per capelli; ci ricordiamo di una fila di bottiglie, di un paio di occhiali, di uno spartito, di un mazzo di chiavi, perché con questi e attraverso questi Alfred Hitchcock riuscì là dove fallirono Alessandro, Giulio Cesare, Napoleone: avere il controllo dell’universo.
Forse diecimila persone non hanno dimenticato la mela di Cézanne ma sono un miliardo gli spettatori che ricorderanno l’accendino dello sconosciuto in Delitto per Delitto; e se Alfred Hitchcock è stato il solo poeta maledetto ad avere successo è perché è stato il più grande creatore di forme del ventesimo secolo». Nel capitolo 4A delle sue Histoire(s) du cinéma, Jean-Luc Godard piazza questa riflessione su Alfred Hitchcock, forse il più bell’omaggio che si potesse davvero fare a quello che molti considerano ancora oggi il “maestro del brivido”. Perché? Le Histoire(s) di Godard escono nel 1998, ma la passione per i film di Hitch Godard l’aveva già dimostrata molti anni prima, negli anni ’50, sulle pagine dei Cahiers du cinéma, quando giovane cinefilo aveva scritto, sotto lo pseudonimo di Hans Lucas, due recensioni dedicate ai film di Hitchcock che all’epoca fecero piuttosto rumore: la prima intitolata “Supremazia del soggetto” (dedicata a Delitto per delitto), la seconda incentrata su The Wrong Man. Sono posizioni eretiche all’epoca, e stridono rispetto alla linea della rivista. Godard riflette sulle potenzialità del “montaggio” quando la rivista è tutta piegata sul valore “realistico” del piano-sequenza. L’amore di Godard per lo stile di Hitchcock è dunque di lunga data ed è incentrata sul modo in cui egli riesce a catturare lo spettatore grazie alla precisione del “découpage” e la predominanza di primi piani oggettuali, che – sapientemente modulati in una dilatazione temporale – innescano la “suspense”, creando così un’amplificazione emotiva nello spettatore. Lo spettatore sa sempre qualcosa in più degli attori del film, questa la regola. Da qui anche quel senso di angoscia e paura che emerge da semplici primi piani di oggetti: una bottiglia o una chiave (Notorius), un accendino (Delitto per delitto). Pochi registi sono riusciti a ottenere così tanto con così poco, e senza bisogno di mostrare litri si sangue. Non so se Hitchcock sia davvero riuscito ad avere il controllo dell’universo, come dice Godard. Di certo, è stato in grado di far trattenere il fiato a un’intera sala cinematografica. Non è poco.
Rinaldo Censi scrive, traduce e svolge attività curatoriali. È interessato alle frontiere disciplinari. Collabora con la Cineteca di Bologna, per la quale ha curato diverse rassegne. Nell’agosto del 2017 ha curato per il Locarno Festival la retrospettiva dedicata a Jacques Tourneur.