Le invasioni dei barbari sono il principale scenario del terzo e ultimo capitolo della una saga bestseller ambientata nel 172 d.C con le violente ribellioni che continuano a sconvolgere l’impero romano sotto Marco Aurelio.
Quel periodo fu devastato anche da un’epidemia di vaiolo, quella che poi venne chiamata la peste antonina. E circa quattro anni prima (nota esplicativa che si impone per mettere a fuoco la storia e gli avvenimenti a essa collegati), mentre l’esercito romano, sotto il comando di Lucio Vero, fratello di Marc’Antonio e secondo imperatore in carica , era impegnato nella difficile conquista dell’impero partico, a Oriente, il tre cavalieri sugambri Tito, Bendix e Magnus, coinvolti nel saccheggio del palazzo reale della capitale Seleucia, avevano salvato tre sorelle armene, Taline, Lucine e Yeva.
E fu proprio allora , nel tentativo di ricongiungersi ai loro commilitoni in ritirata, quando i amici e le sorelle furono catturati dai parti.
Una lunga prigionia durante la quale, per riuscire a sopravvivere, avevano dovuto mettersi duramente alla prova ma, alla fine, dopo anni e una drammatica e penosa odissea, i sei erano riusciti a recuperare la libertà. Da quel momento però, braccati come selvaggina, avevano cavalcato per mesi lungo una frontiera ormai devastata dai barbari. In terre minate dalla peste e dalla carestia, mischiandosi, se necessario, anche a colonne di profughi disperati per arrivare fino alla Dacia, traversare il Danubio e aggregarsi al primo vero avamposto imperiale per poter informare il governatore, Sesto Calpurnio Agricola, di un complotto in atto contro l’impero. Ma quando un improvviso e spietato attacco dei barbari aveva messo fuori gioco Agricola, ai sei amici non era rimasto che fuggire ancora, nel tentativo di raggiungere gli accampamenti imperiali a Drobetae e in seguito spingersi fino ad Aquileia. Una frenetica corsa contro il tempo e una forzata ma efficace temporanea alleanza con Galeno, il celebre medico di corte, nel disperato tentativo di prevenire il mortale attentato all’Impero.
Ma nel 172 d.C, il dovere ma anche il crudele volere del fato. hanno ineluttabilmente diviso le strade dei sei giovani protagonisti della Saga. Mentre le sorelle di Taline : Yeva e Lucine da quasi tre anni sono disperse da qualche parte lungo la frontiera martoriata da saccheggi e massacri, inghiottite nella voragine di invasioni, peste e miseria, Magnus, Bendix, Tito e Taline, incaricati di sgominare la cospirazione che loro stessi hanno denunciato e contribuito a svelare per salvare Roma, hanno dovuto impegnarsi di persona . E sono disposti a continuare a ubbidire e ad andare avanti a ogni costo. L’imperatore Marc’Aurelio ha bisogno del loro aiuto e loro, muovendosi come suoi agenti non intendono deluderlo. Non possono permettere al dolore per la perdita di Yeva e Lucine di sopraffarli e stravolgere le loro vite.
Tuttavia, la convinzione di averle perse per sempre in un certo senso li ha cambiati. Non provano più il sentimento di cameratismo di far parte di una squadra. Le differenze di idee e caratteri si fanno sentire e i tre sugambri, sono meno legati di prima. E anche Taline, che si tiene sulle sue, benché entrata a far parte della corte imperiale, pare pensare sono a divertirsi. Insomma il vuoto provocato dalla mancanza di Yeva e Lucine ha scavato solo solchi profondi nel loro animo, soprattutto in quello di Tito. E persino il gigantesco Magnus soffre a suo modo.
Ma inquadrati nella cavalleria agli ordini del governatore Claudio Frantone, dopo un sanguinoso attacco in mezzo alla neve a un campo longobardo, una vera carneficina, spostatisi con le legioni più a occidente i tre commilitoni scopriranno che le due sorelle, credute morte, sono ancora vive, ma fatte schiave dai quadi accampati al di là del Danubio.
Non resta loro che trovare il modo di infiltrarsi tra i barbari e liberarle. Ciò nondimeno riuscire a farlo non sarà facile e soprattutto con il caos che si fa largo nell’impero, venutosi a creare dopo la falsa notizia delle morte di Marc’Aurelio. Caos foriero solo di disordini, rivolte, rivendicazioni e prevaricazioni.
Magnus, Bendix e Titus, per fortuna ben spalleggiati da Taline, dovranno anche contrapporsi con vecchi implacabili nemici e affrontare pericoli e scontri , sempre più ardui , che li porteranno più volte a rischiare la vita. Ma bisogna a tutti i costi intervenire e ricostruire la loro formidabile e quasi invincibile squadra per scongiurare la guerra civile, che ormai incombe minacciosa su Roma.
Frediani tiene sempre i suoi fan con il fiato sospeso grazie al suo incalzante e serrato ritmo narrativo. Il suo stile, fluido e accattivante, mai monotono e ripetitivo, sa immergere il lettore nelle vicende narrate e nelle sensazioni provate dai suoi diversi personaggi.
Romanzo coinvolgente d’avventura “I traditori” che, riesce a regalare a ognuno dei sei protagonisti voce e carattere ben costruiti con un corretto approfondimento psicologico e un’attuale evoluzione logica ben sviluppata anche se, a conti fatti, forse le tre donne sembrano le più intriganti, sia per carattere che per capacità di adattamento, mentre i tre uomini conservano di più i loro iniziali profili, più ruvidi d’aspetto e di modi.
La trama piena di colpi di scena e di azione, è arricchita da una buona dose di intrighi politici inseriti in un’atmosfera di mistero e di suspense, legati alla grande epopea imperiale di Roma..
Sempre puntali e calibrati lo stile e il dialogo di Frediani funzionano e le scene d’azione sono convincenti.
Inizio e ambientazione tuttavia richiedono curiosità e spirito di sacrificio da parte del lettore non già addentro alle segrete cose e ignaro del periodo di riferimento per riuscire a raccapezzarsi nella storia e nell’epoca. Forse oltre alla eccellente postfazione esplicativa avrebbe giovato una breve prefazione introduttiva da parte dell’autore.
La Peste antonina, conosciuta anche come Peste di Galeno, celeberrimo medico curante dei due imperatori in carica, che ne parlò e ne scrisse con dovizia di particolari, fu una epidemia ad estesissima e rapida diffusione di vaiolo, probabilmente propagata entro i confini dell’impero romano dalle legioni che tornavano nei loro alloggiamenti dopo aver partecipato ad una serie di operazioni militari contro i Parti.
Nel periodo che andò dal 21 dicembre al 21 marzo del 168-169 d.C., nella repentina e violenta manifestazione della peste, Galeno era con i soldati presenti ad Aquileia (l’attuale Aquileia in Friuli). Galeno nell’opera scientifico-letteraria Methodus Medendi ed in altri testi, racconta infatti che l’epidemia perdurò per un tempo considerevole, manifestandosi mediante forte aumento della temperatura del corpo, evacuazione frequente di feci liquide o semiliquide, flogosi della faringe e formazione di pustole sull’epidermide, che comparivano intorno alla nona giornata del morbo. Quanto da lui narrato, tuttavia, non consente di comprendere bene le caratteristiche della malattia contagiosa. L’autore statunitense di trattati storici, William Hardy McNeill (professore emerito dell’Università di Chicago), dichiarò poi che in realtà la peste antonina e la seguente peste di Cipriano (251- pressappoco 270 d.C.) sarebbero stati due morbi differenti, uno di vaiolo, l’altro di morbillo.
Il mondo antico però non si riebbe mai del tutto dal colpo inflitto dalla pandemia che dilagò in ogni angolo dell’impero per circa 30 anni, causando seconda una valutazione approssimativa fra i 5 ed i 30 milioni di morti . La malattia a uccise più o meno un terzo degli abitanti in tutte le diverse regioni e falcidiò le truppe dell’esercito romano.