Il caso Laganŕ



Giampaolo Rossetti
Il caso Laganŕ
Mursia
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Nel 1934, stando agli annunci ufficiali del governo fascista, in Italia il numero di omicidi e suicidi era divenuto talmente trascurabile da eliminare la “Sezione Omicidi”, rinominandola nella piů generica “Squadra investigativa”, denominazione meno inquetante agli occhi di un popolo che doveva essere, con le buone o con le cattive, felice, spensierato, ma soprattutto sicuro.
Eppure quello che il commissario De Martino, appena arrivato da Parma senza alcuna esperienza in casi analoghi (ovviamente, gli omicidi erano cosě rari), si trova davanti una fredda notte di fine novembre, parrebbe proprio essere un cadavere, cosě come lo squarcio sulla pancia farebbe proprio pensare a uno di quei reati ormai, in un paese perfetto come l’Italia fascista, assolutamente debellati. Scaraventato suo malgrado (i suoi superiori si stanno tutti occupando della ben piů importante visita del Duce a Milano, oppure sono malati, perlomeno ufficialmente) all’interno di un’inchiesta difficile per la scarsa quantitŕ di indizi, e lasciato quasi senza aiuto a parte quello di un brigadiere abilissimo con le “scorciatoie” burocratiche, l’inesperto commissario riesce tuttavia a scoprire una pista che sembra essere molto promettente. 
Purtroppo perň, ben presto De Martino scoprirŕ cosa significa svolgere un’indagine durante il Fascismo: ci sono cose che bisogna far finta di non vedere, persone che bisogna far finta di non conoscere, reati che bisogna ignorare, se si vuole continuare a lavorare nella Polizia di Sua Maestŕ. Insomma, niente di tanto diverso da quello che accade oggigiorno. 
Il caso Laganŕ č un giallo classico che ha il suo maggior pregio nell’accurata ricostruzione dei luoghi, delle usanze, del modo di parlare e comportarsi della Milano degli anni 30.
Una Milano completamente diversa da quella che siamo abituati a vivere oggi. I primi tram, le case di ringhiera, le osterie la facevano da padroni, e tra la gente si parlava quasi escusivamente il dialetto. E le metropolitane e i grattacieli erano solo qualcosa da invidiare sottovoce alla lontana America.

Davide Schito

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