La ruga del cretino



Andrea Vitali - Massimo Picozzi
La ruga del cretino
Garzanti
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La terza figlia di Serpe e Arcadio si chiama Birce, ed è nata storta. Ha una macchia sulla guancia sinistra e ogni tanto si perde via e dice e fa cose strane. Chi la vuole una così? Dicono le prime tre righe di presentazione di questo “Vitali” 2015.

Un’annata, con una corda in più al suo arco, perché stavolta in accoppiata con Massimo Picozzi, criminologo, psichiatra e coautore, Andrea Vitali s’inventa funambolicamente una storia fatta di strani personaggi (come quelli che popolavano e rafforzavano le teorie criminologiche di Lombroso), ambientata nell’Italia di fine ‘800 ma, come al solito, con le atmosfere paesane a far la parte del leone.
Nella Ruga del cretino, il mondo di Andrea Vitali, esilarante e pittoresco, si colora con le tinte del giallo, portando le lancette del tempo all’epoca degli inizi della psichiatria e della moderna criminologia.
Ho scritto “Vitali” 2015 perché considero questo giallo a quattro mani come una buona bottiglia d’annata di vino… ma per una volta giallo invece che rosso.
Un romanzo indovinato “La ruga del cretino”, che ruba il titolo alla fisiognomica dottrina “lombrosiana”, con il giusto bouquet ma che, al posto di aromi di sottobosco, legno aromatico, piccoli frutti, leggera vaniglia e magari confettura composita, inserisce personaggi reali e di spessore quali Cesare Lombroso, Gina Lombroso, Salvatore Ottolenghi, Paolo Mantegazza e la straordinaria e folcloristica Eusapia Palladino. Un intrigante narrare, che corre su doppio binario, fatto di mini capitoli, che staccano bloccando cinematograficamente la scena, dove si mischiano provincia e capitale, contadini e grandi professori in ascolto degli insondabili poteri di una medium.
Mentre a Bellano, la povera Birce intraprende quella che dovrebbe essere una nuova vita, a Torino si comincia a indagare su misteriose uccisioni condite da formule matematiche che potrebbero essere la firma dell’assassino. Ma chi? E perché?
Ed è mai possibile che le infinite ma rocambolesche strade del soprannaturale, con una seduta a sette attorno a un tavolo, possano portare alle soluzione di quei delitti?
Ben gestito il contrasto tra i Bellanesi doc, come la Serpe, L’Arcadio, la Birce e la Persegheta, tipici personaggi semplici, schietti, ma avvinghiati nello loro cocenti invidie e nei rancorosi pettegolezzi paesani e i cittadini dottoroni di Torino e i loro accoliti.
Due storie parallele che s’incrociano per caso, per poi fondersi in una sola e arrivare alla soluzione, o invece, con Andrea Vitali che vuole stupirci ancora, oppure no?

 

 

 

 

 

Patrizia Debicke

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