E rimasero impuniti



antonella beccaria
E rimasero impuniti
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18 giugno 1982. Il banchiere Roberto Calvi viene trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri, sul Tamigi. Ma perché Roberto Calvi avrebbe dovuto andare in Francia per suicidarsi? Nulla è come sembra. Sì, perché quello che all’inizio venne bollato come un suicidio, si scoprirà in seguito che suicidio non era. Ma se Calvi non s’impiccò volontariamente sotto il ponte dei Frati Neri con una corda arancione, chi fu a ucciderlo? Se sperate di trovare la risposta a questa domanda leggendo il libro di Antonella Beccaria, beh allora non state cercando un libro, un saggio, ma un oracolo. E quindi? Cosa ci dobbiamo aspettare da E rimasero impuniti? Semplice. Un libro, anzi un saggio, che ha il pregio di farsi leggere come fosse un noir – oggi tanto di moda – ma che vi racconta un pezzo della nostra storia contemporanea. E così, partendo dall’omicidio di Calvi – rimasto impunito, come recita il titolo del libro – l’autrice ci guida attraverso una ridda di persone che tutti noi conosciamo: Michele Sindona, Paul Marchinkus, Licio Gelli, Umberto Ortolani (il braccio destro di Gelli), Callisto Tanzi, Bettino Craxi, Solidarnosc e tanti altri, tutti entrati direttamente o indirettamente in contatto con Calvi, con il Banco Ambrosiano o con lo IOR, la banca del Vaticano.

A volte, lo confesso, leggendo E rimasero impuniti si ha la sensazione che, sostituendo qualche nome con alcuni protagonisti della scena italiana attuale, Antonella Beccaria ci stia raccontando la storia di oggi e non quella di quasi trent’anni fa.

chiara perseghin

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