La mia partita a scacchi con il lettore – Intervista a Jérôme Loubry

Ospite del Noir In Festival e nelle librerie con il thriller Perchè hai paura, SEM Editore, Jérôme Loubry ha cortesemente accettato di rispondere a qualche nostra domanda


In Perché hai paura? la psicologia e la psicanalisi offrono la chiave di lettura del romanzo. Come mai hai fatto questa scelta?
Mi ha sempre interessato la psicologia, lo studio della mente. Da giovane avrei voluto fare questo tipo di studi ma non è stato possibile. Anche quando guardo una serie tv, o leggo un libro, quello che mi piace è l’ essere trasportato e poter approfondire il vissuto psicologico dei personaggi…per imparare qualcosa di più su di me, sugli altri.

La tua scelta di scrivere thriller è nata in anni recenti. Qual è stata la molla che ti ha spinto?
Innanzitutto perché è il genere che mi piace di più e ancora più importante,, attraverso il thriller, puoi affrontare una grande varietà di tematiche: politica, cultura, temi sociali. E poi c’è l’innegabile piacere di manipolare il lettore, per fare una partita a scacchi con lui. Anzi, più spesso con le lettrici, che sono il mio principale pubblico…ma questo vale un po’ in generale.

In Perché hai paura? la narrazione della guerra ha uno spazio importante, come è nata l’idea di inserirla nella storia?
Il libro parla di traumi, quindi innanzitutto il più grande trauma per la Normandia e tutta la Francia occupata è stata la Seconda Guerra Mondiale. Un un trauma collettivo. E per questo ho scelto di ambientare il libro in Normandia, un luogo emblematico. La seconda ragione è che scelgo di parlare di Goethe, della Germania e della Francia e del loro trauma condiviso .Inoltre, funziona bene per il mio intreccio: i centri vacanze, gli esperimenti…
Insomma, l’idea di usare un piano temporale ambientato durante la guerra era fondamentale fin dall’inizio della stesura del libro.

Il tuo romanzo ricorda le matrioske: la narrazione non procede lineare, ma sembra creare un labirinto, dove il lettore deve stare attento a ogni indizio per non smarrirsi. Sei d’accordo?
Sì, assolutamente. L’idea di base è di far immergere il lettore in una realtà illusoria e quindi sì. è un gioco di scatole cinesi perché, man mano che procede il libro, l’alterazione della realtà è sempre maggiore e il lettore finisce per credere prima in una cosa, poi in un’altra e infine in un’altra ancora. La sfida più grande è che il gioco delle scatole cinesi deve avere un senso, in particolare il finale deve necessariamente essere credibile e spiegare tutta l’architettura delle realtà illusorie.

A quali scrittori ti sei ispirato per scrivere i tuoi libri?

Albert Camus, Salman Rushdie…e a James Ellroy per Les chiens de Detroit. La verità è che non sono un grande lettore di noir e gialli, non trovo grande ispirazione ma piuttosto amo di più la letteratura classica e trovo tanti spunti da quei romanzi.

MilanoNera ringrazia Jérôme Loubry , Sem Editore e il Noir in Festival.
Qui la nostra recensione a Perché hai paura?

Donatella Brusati

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