Le spie di Andrea Carlo Cappi

L’ecletticitŕ letteraria di Andrea Carlo Cappi con le sue attivitŕ di traduttore, sceneggiatore, saggista, romanziere ed i diversi pseudonimi con cui firma spy stories e romanzi di fantascienza, lo avvicinano in un certo senso alla vita movimentata e alle diverse identitŕ ricoperte dalle spie e dagli agenti segreti protagonisti del suo Le grandi spie. Un volume unico in Italia che raccoglie e documenta le vite di una ventina di spie dalla Belle Époque al XXI Secolo. Un dossier storico in cui le spie vere, con le loro storie al limite dell’incredibile, diventano protagoniste di intrighi e misteri decisivi per il corso della storia. Cappi introduce ciascuna spia con una carta d’identitŕ a cui fanno seguito la collocazione storica, il ruolo e la missione e numerosi aneddoti e curiositŕ. Chiude il volume un importante e completo glossario delle organizzazioni e delle sigle e una ricca bibliografia.

“Le grandi spie” é frutto del materiale raccolto dall’autore in oltre trent’anni. Come si č svolto il tuo lavoro di ricerca?
“Quando ho cominciato, a tredici anni, copiavo il metodo insegnatomi dal fratello di mio zio, il giornalista Bartolo Pieggi della “Domenica del Corriere”: ritagliavo articoli da giornali e riviste e li archiviavo per successive consultazioni. Poi ho cominciato a comprare e a leggere libri sull’argomento, ampliando considerevolmente l’archivio. Il mio obiettivo iniziale era riuscire a entrare mentalmente in quel mondo fino a poterlo descrivere in modo credibile nei miei romanzi. Dopodiché, specie da quando ho cominciato a pubblicare articoli sullo spionaggio nella realtŕ, ho colto ogni occasione per parlare con “gente del mestiere”. Incluso John Le Carré. Alla fine tutto questo materiale si era guadagnato il diritto di diventare un libro, a cui mi sono dedicato intensamente per sei mesi, tirando le somme di tutto quanto”.

Da Fleming a Le Carré grandi autori hanno scritto romanzi di spionaggio con agenti segreti per protagonisti. Quanto c’č di reale nei loro personaggi e le loro spie sono sempre dei gentlemen secret agents?
“Anche se i loro romanzi sono diversissimi e privilegiano l’avventura il primo e il realismo il secondo, provengono entrambi dallo spionaggio vero. Qualcosa della realtŕ č rimasto anche in James Bond: nel libro racconto che persino “Missione Goldfinger” č ispirato a un fatto reale, per quanto incredibile. Ma, nonostante i britannici amino considerare le proprie spie “gentiluomini”, la storia – e i libri di Le Carré – ci insegnano che non sempre il loro operato č degno di questa definizione. Chi agisce nell’ombra ed č autorizzato dal proprio governo a travalicare la legge puň compiere scelte discutibili, che costano la vita ad altre persone. Chi svolge questi compiti dovrebbe essere cosě perfettamente equilibrato, cosě eticamente solido da non cedere mai alla tentazione di approfittare del loro ruolo per assecondare ideologie, interessi privati, ambizioni. Ma nel mondo dello spionaggio ci sono esseri umani, a volte fallibili, a volte corruttibili… e con la stessa percentuale di cretini che c’č in qualsiasi altro ambiente, sottolinea sarcastico John Le Carré. Quindi quella che dovrebbe rappresentare la principale linea di difesa di una nazione puň addirittura diventare invece una minaccia per la libertŕ dei suoi stessi cittadini”.

Le spie di Cappi sono uomini e donne che hanno fatto dello spionaggio la loro missione. Uomini che per denaro o ideologia tradiscono e forniscono informazioni topo secret al nemico e donne che per le stesse ragioni abbinano a questa “professione” una ancora piů antica. Da Mata Hari a William Colby, che differenze ci sono tra spie uomini e spie donne?
A prima vista si potrebbe dire che tra le donne sono piů numerose (o semplicemente piů clamorose) quelle che praticano al servizio di una bandiera il mestiere piů vecchio del mondo: in effetti hanno fatto storia le avventure sessuali di Mata Hari, Marthe Richard, Amy Elizabeth Thorpe o Christine Keeler. Cosě come č pittoresco il comportamento da playboy di agenti segreti quali Duško Popov, Richard Sorge o Konon Molodij alias Gordon Arnold Lonsdale.
Ma nella vita della maggior parte delle spie ci sono molto meno letti e molta piů noia burocratica – per quelli che svolgono il prezioso lavoro di analisti o strateghi – o di spaventosa tensione quotidiana per chi vive da “talpa”. E questo vale tanto per gli uomini quanto per le donne.
Come in tutti gli ambienti di lavoro, tuttavia, la presenza femminile in Occidente per molto tempo č stata limitata al ruolo delle segretarie e le pari opportunitŕ si sono aperte piů presto, paradossalmente, presso i servizi segreti dell’Est, con funzionarie efficienti come “Sonija” o con agenti all’estero come le donne della rete Rosenberg”.

Andrea Carlo Cappi č traduttore ma anche autore di saggi su 007. James Bond rimane sempre il tuo agente segreto preferito?
“Di sicuro devo a lui (e un po’ anche a un certo Roger O. Thornhill, protagonista di “Intrigo internazionale” incarnato da Cary Grant) se ho cominciato ad appassionarmi al mondo degli agenti segreti che mi ha condotto a scrivere “Le grandi spie”. 007 č una passione che ho dall’etŕ di sei anni o poco piů; gli ho dedicato i saggi scritti a quattro mani con Edward Coffrini Dell’Orto, con il quale ho dato vita al primo fan club italiano, lo “007 Admiral Club”, e collaboro anche con un altro club di appassionati, “LeCercle”; con Edward ho riportato alla luce una storia dimenticata di James Bond scritta da Fleming, che grazie a noi č stata ora inclusa nella raccolta completa dei racconti; ho tradotto e pubblicato due libri di non-fiction di Fleming, in particolare “Thrilling Cities”, inedito in Italia; ho tradotto romanzi di due successori di Fleming nella serie, due di John Gardner e otto di Raymond Benson, di cui ho tradotto e pubblicato in Italia anche alcuni ottimi romanzi noir. Quella con James Bond č, in un certo senso, una vecchia amicizia che non tramonta mai”.

Cappi romanziere, saggista, traduttore. Quali sono i tuoi progetti futuri?
”Per quanto riguarda le traduzioni, sono al lavoro sul secondo romanzo su Emily the Strange e mi attendono Allan Folsom e Janet Evanovich. Per quanto riguarda i romanzi… ho consegnato nel gennaio 2010 il sesto romanzo di Nightshade e ho in programma il settimo, che molto probabilmente chiuderŕ la saga; per varie vicissitudini ho rinviato piů volte il secondo romanzo lungo con protagonista Carlo Medina, dopo il vendutissimo “Morte accidentale di una lady” noto anche come “Ladykill” (che naviga ormai verso le 50.000 copie) ma non vedo l’ora di scriverlo; ho in ballo alcuni progetti per romanzi a quattro mani; mi sono stati richiesti alcuni racconti e romanzi brevi che devo ancora scrivere, tra cui uno appartenente a una serie di fantascienza-thriller, saga che potrebbe prima o poi includere un romanzo lungo. E ho un’idea per un altro saggio dallo schema simile a quello de “Le grandi spie”… Ma dopo avere lavorato per anni giorno e notte, sette giorni alla settimana, anche durante feste e ferie altrui… sentirei il bisogno di prendermi prossimamente una vacanza degna di questo nome. Penso di essermela meritata”.

cristina marra

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